Difficile a dirsi cosa stia accadendo in queste settimane.
Solo tra qualche mese avremo la possibilità di fare valutazioni, analisi dei dati. Solo allora si potrà, forse, colmare la nostra sete di risposte, il nostro bisogno di avere una lettura sensata di questi eventi così inaspettati che hanno sconvolto il mondo.
Ad oggi non ci resta che stare con questo senso di smarrimento, incertezza assordante e frustrante impotenza. Se riuscissimo a sospendere un poco la nostra necessità intellettuale ed analitica, potremmo provare ad osservare e sentire quello che questi scenari muovono in noi.
Come di fronte ad una tempesta minacciosa al faro di Finis Terrea o ad un monsone plumbeo che si avventa sulla spiaggia di un mare cristallino non possiamo che provare paura e senso di minaccia.
La Natura, tutto d’un tratto, ci appare temibile e foriera di un qualche Male.
È il nostro mondo tranquillo e organizzato che sa di venire travolto e stravolto. Che teme delle sorti future e, frenetico, cerca un riparo sicuro.
In questa particolare congiuntura ad essere minacciata è la nostra salute: un mare in tempesta, un cielo portatore di sventura si avventa minatorio.
Che sarà di noi? Di nuovo, come Giobbe di fronte a Dio, ci verrebbe da chiederci “ma perché?”. E poi, nell’attesa di una voce stentorea che ci risponda, ci troviamo in un clima di guerra. Siamo sotto attacco, la paura si diffonde, l’umanità in massa si trova senza armi. Unica differenza rispetto ai secoli precedenti è che non c’è traccia di cannoni, bombe o altri uomini in divisa.
In questo clima di terrore il nemico è invisibile, questo il motivo per cui l’idea che balena e poi contagia tutti è quella di difendersi chiudendosi ed isolandosi.
“Stare fermi” nasce come prima ipotesi e poi prende piede alla stessa velocità del virus.
Sembra che tra contagio e contagiati ci si muova sincroni. Evitare il contatto, tenere le distanze, non fermarsi a chiacchierare in gruppi. Ed ecco che, paradossalmente, il nemico è di nuovo l’altro, possibile portatore di contagio. Non ha gli stivali neri o lo stemma imperiale, ma è ovunque e da nessuna parte. Sono tutti, indiscriminatamente, come nelle peggiori guerre civili, nelle imboscate vietnamite o negli occhi nascosti dei tempi della Stasi. In una spirale in crescendo paure e difese ci portano a dover stare lontani dai nostri cari, non poter condividere con loro la sofferenza. E di nuovo la paura si ritrova come compagna l’impotenza. Forse perché prendiamo coscienza di non avere armi, di non sapere come difenderci dall’aggressione invisibile, non sappiamo come contrattaccare.
Guerra, attacchi, attentati, difese, scudi, muri.
Sono argomenti che conosciamo bene, linguaggi usuali. La politica ci ha abituati a discutere, dibattere e riflettere su come affrontare l’invasione dei barconi, le ondate dei messicani, le orde dei rifugiati ammassati ai nostri confini proponendo sempre nuove difese. L’economia non è da meno. Lo spread è un attacco alla sovranità nazionale, poi c’è l’invasione dei mercati da parte degli asiatici, la lotta per il petrolio e i conflitti per l’egemonia della fibra ottica. L’informazione è minacciata da interessi personali. E, dulcis in fundo, la medicina. Bisogna lottare contro il cancro, il grande male, armarsi contro le malattie, trovare nuove armi per combattere le patologie che ci affliggono.
E adesso c’è la pandemia. Il nemico nascosto. L’Altro ha trovato un modo per disarmarci.
E se questo fosse uno dei punti nevralgici? E se questo fosse uno dei quesiti che la Natura ci pone?
Siete sicuri che questa visione del mondo sia sostenibile? Ogni evento sgradevole, turbante o disturbante che viene da fuori è sempre una minaccia da combattere.
Il diluvio universale, la sofferenza di Giobbe, la caduta dei Titani: non sono miti, ma racconti delle difficoltà che il singolo e l’umanità ciclicamente devono affrontare. Non siamo i primi e non saremo gli ultimi. Al di là del perché, forse dobbiamo accettare che sono situazioni drammatiche che ci mettono di fronte ai temi più esistenziali della morte e quindi della vita.
Oggi non c’è una guerra, non ci sono le bombe ma è proprio il nostro concetto di Salute che viene messo alla prova.
Forse tocca a noi rivedere alcuni nostri atteggiamenti, spesso inconsci e atavici, dare risposte nuove, per decidere su quali basi costruire la nuova immagine di Benessere.
Forse ammettere che aver tentato di scacciare la Morte ha solo esacerbato le nostre paure, potrebbe aprire ad un nuovo concetto di Vita che parta da dentro di noi.
Il meccanismo di funzionamento di un Virus è piuttosto semplice: una volta legati alla membrana della cellula ospite, attraverso dei recettori perdendo il loro involucro esterno penetrano all'interno della cellula, dove rilasciano il proprio genoma contenete i programmi per l'innesco di una serie dei processi per il loro mantenimento in vita e per la loro riproduzione.
La reazione a catena, per il loro mantenimento in vita e la loro riproduzione, provoca da parte del nostro organismo quello che noi chiamiamo "processo infiammatorio".
Il concetto della vaccinazione, consiste nel permettere al nostro sistema immunitario di memorizzare le caratteristiche del virus che causa lo stato di malattia, per consentirgli qualora venisse attaccato di difendersi prontamente, senza ovviamente causare la malattia.
Per fare questo occorre iniettare all'interno del nostro corpo "l'antigene", che ha il compito di mimare le caratteristiche dell'agente che causa la patologia.
La "Scienza delle Risonanze" potrebbe apportare un valore aggiunto, fornendo dei sistemi più veloci ed efficienti, con la finalità di creare vaccini antivirali basati sulla decodificazione del codice genetico (dove dentro ci troveremo i software per mantenere e replicare la loro vita), per poi passare alla produzione di antigeni con il compito di ingannare le informazioni virali al fine di generare informazioni autodistruttive per il virus, mediante un effetto ponte invertito.
Raggiungere tale obiettivo, richiede un grande lavoro propedeutico a livello scientifico di base, riferito alle modalità di decodificazione del programma software inscritto nel genoma DNA ed RNA.